La maggior parte dell’opinione pubblica italiana ad oggi ignora che domenica in Val di Susa si è svolta la più grande manifestazione popolare di opposizione ad un opera pubblica nella storia della nostra Repubblica. Decine di migliaia di donne e uomini, abitanti della Valle e proveniente da tutto il paese, si sono ritrovate unite, pur nella diversità di ideologia, per dire un no deciso all’esecuzione “con pilota automatico” di un’opera pubblica concepita in un momento storico-politico quanto mai lontano da quello attuale. Un’opera faraonica, figlia di un modello di sviluppo energivoro e superato, per la quale non ci sono i fondi, e che certamente infliggerebbe un’inaudita sofferenza alla popolazione della Val di Susa. La grande crisi economica del 2008 e la campagna referendaria contro il nucleare e la privatizzazione dell’acqua costituiscono cambiamenti “al contorno” che indicano la necessità di invertire la rotta rispetto a un consenso bipartisan (quel famigerato Washington Consensus) che non è più in grado di proporre un modello di sviluppo sostenibile ed accettabile. La vertenza della Valle di Susa contro la TAV e il grande consenso popolare che è stata capace di raggiungere in tutto il paese mostrano come la sensibilità per i beni comuni, categoria politico-giuridica feconda e di grande significato, sia stata capace di conquistare l’egemonia del Paese come dimostra l’esito referendario. Esiste oggi un discrimine fra chi sostiene che un diverso mondo, basato sul pieno riconoscimento dei beni comuni, è possibile e chi, per incapacità culturale di interpretare il cambiamento della società, si trincera dietro un decisionismo autoritario che, lungi dall’essere realista, appare, nell’attuale situazione economica ed ecologica, sempre più velleitario. Chi si candida a guidare l’Italia del dopo Berlusconi cercando i voti del popolo della sinistra deve farsi una ragione di questo cambio di sensibilità del popolo sovrano e saperlo interpretare politicamente. Al di là ed oltre importanza di accertare ogni responsabilità per gli atti violenti in tutte le sedi istituzionali a ciò deputate, Interpretare i fatti della Val di Susa nella mera logica dell’ordine pubblico, per isolare le forze politiche più sensibili alla necessità di affrontare radicalmente la crisi e l'alternativa con un grande piano di ecologia del territorio, costituisce un errore politico gravissimo che fa soltanto il gioco della destra e rischia di contribuire a ridurre gli spazi di libertà e di protesta di cui deve nutrirsi ogni democrazia sopratutto nell’incertezza della crisi. Questo nostro appello invita le forze politiche che vorranno accoglierlo ad organizzare per Venerdì 8 luglio alle ore 21 una grande fiaccolata per rappresentare il movimento del bene comune da Piazza Arbarello a Piazza Vittorio.
Giorgio Airaudo (Segr. Naz. Fiom) , Ugo Mattei (Giurista Ord Univ To), Livio Pepino (Magistrato), Marco Revelli (Storico Ord Piermonte Orientale), Alfio Mastropaolo (Politologo Ord. Unv To), Elisabetta Grande (Giurista Ord. Piemonte Orientale), Guido Viale (Economista), Guido Ortona (Economista Ord Unv Piemonte Orientale), Michele Curto (Capogruppo Sel Città Torino) Paolo Hutter (giornalista) Federico Bellono (Segr.Fiom Torino), Massimo Zuchetti (Fisico Nucleare, Ord. Politecnico), Tony Manigrasso (Segr.Naz.le Partito Umanista), Angelo Tartaglia (Ingegnere, Ord. Politecnico), Monica Frassoni (Pres.Verdi Europei), Luca Mercalli (Pres. società metereologica italiana), Luciano Pregnolato (Lavoro e Libertà) |