Il mio viaggio a Xitang
Viaggi
Scritto da Fabio Nalin   

villaggio nella provincia del Zhejiang, famoso per i suoi canali e per gli scenari da Cina tradizionale.
Articolo primo classificato al concorso Leggere in Zhejiang.

Un vecchio albero dal torso gibboso si erge sulla riva del canale sporgendo il busto, le fronde protese a sfiorare la superficie dell’acqua; sulla riva opposta, il muro di una abitazione si erge dal bordo del canale. Sull’acqua, si riflettono ora il colore bianco ora il colore nero, caratteristici delle abitazioni di questa zona. Le colonne e gli stipiti delle porte e delle finestre sono in legno, di un colore piacevole alla vista che si accosta con armonia all’ambiente circostante, conferendo un senso di pace. Alcune abitazioni appendono all’esterno delle lanterne rosse, che rendono il paesaggio più vivace.

Mi allontano dalla riva e mi infilo nella via principale. Su entrambi i lati della piccola via si susseguono due lunghe file di edifici a due piani, che la fanno apparire ancora più stretta, ma più aggraziata. Un paesaggio che ricorda i nostri borghi medievali. Qui, una miriade di piccoli negozi mette in vendita souvenir di ogni sorta, ognuno di essi offre una testimonianza dell’artigianato tipico del Jiangnan, ovvero la zona collocata a sud del Fiume Azzurro: pettini in legno, quadri realizzati con il ricamo, fino al vino, realizzato con la fermentazione del riso glutinoso, quello che è conosciuto in tutta la Cina con il nome di “vino giallo”. Giro a destra ritornando sulla sponda del corso d’acqua, e davanti a miei occhi compare un ponte ad arco, che può ricordare i ponti sui canali di Venezia. Sul ponte c’è moltissima gente, e devo farmi largo, passo dopo passo sugli scalini, per raggiungerne il punto più alto. Da qui, il panorama è incantevole: lanterne rosse sono appese alle finestre delle abitazioni che si affacciano sul canale; nei ristoranti, i turisti, comodamente seduti ai tavoli sulle terrazze, consumano il pranzo mentre si godono il paesaggio; sotto il ponte, alcune barche, simili a gondole, con a bordo i visitatori, solcano le acque a colpi di remo, senza fretta.
Sull’altra sponda imbocco il “Lungo portico della pioggia e della nebbia”, un portico di legno che costeggia il bordo del fiume. Sotto il portico ci sono spartane bancarelle che cucinano spuntini tipici di ogni sorta: il “tofu puzzolente”, tofu fermentato fritto nell’olio; gli zongzi, piramidi di riso glutinoso con vari ripieni, avvolte in foglie di bambù; gli xiaolongbao, fagottini al vapore ripieni di carne eccetera. Che peccato non potersi fermare ad ogni bancarella ad assaggiare tutti questi curiosi spuntini! Ma al banco del “tofu puzzolente” vengo attratto dalla sua preparazione: la cuoca prima affetta il tofu a dadini che poi getta nella padella, dove l’olio sfrigolante lo frigge, conferendoli la caratteristica colorazione giallo oro. L’odore di questa pietanza è effettivamente poco invitante, ma decido lo stesso di ordinarne una porzione: mm! un gusto particolare, saporito, un po’ piccante per via della salsa d’accompagnamento. Molti cinesi mi guardano. Probabilmente sono incuriositi dalla scena di uno straniero che osa mangiare il “tofu puzzolente”!
Mi sento stanco, ho voglia di trovare un posto tranquillo dove riposare i piedi. Allora mi infilo in una casa da tè a lato del fiume. La casa da tè si chiama “La terrazza sull’acqua”, e come suggerisce il nome, gli ospiti possono accomodarsi sul balcone che da sul canale, sorseggiando il tè. Su pareti di mattoni grigi sono fissate porte e finestre dall’aria antica. Sulla terrazza sono disposti alcuni tavolini di legno intagliato; su di essi, servizi da tè in porcellana ricordano le epoche passate. La proprietaria del locale, una signora sulla cinquantina, mi fa accomodare. Ordino un bicchiere di longjing, tè tipico della zona, tra i più pregiati di tutta la Cina. Al primo sorso, il longjing si presenta con un gusto amarognolo, ma che una volta ingoiato lascia un piacevole retrogusto fresco e dissetante: buono! Un vecchio suonatore di erhu, strumento tradizionale a corde, accompagnato da una cantante della medesima età, fanno il loro ingresso sulla terrazza: lui indossa un tangzhuang, camicia tradizionale, bianco brillante; i capelli lunghi, ma ordinati; le rughe sul volto, lo sguardo profondo e l’espressione austera, lo fanno sembrare un vero artista. Lei indossa invece un duijin, giacchetta femminile tradizionale, nero con ricami rossi; sul capo, i capelli raccolti un piccolo chignon. Seguendo le note briose dell’erhu, la cantante intona i brani con voce squillante, mentre sorride agli avventori del locale. Una scena che mette allegria. Prima di venire a Xitang ho sempre desiderato andare in una casa da tè tradizionale, respirare la millenaria cultura del tè cinese. Venire qui oggi quindi non è stato tempo perso. Seduto al tavolo sulla terrazza, mentre osservo il paesaggio, il tempo sembra essersi ad un tratto fermato: il mondo frenetico là fuori sembra essere mille miglia lontano. Con animo tranquillo, sorseggio il mio tè, mentre ascolto la musica dell’erhu e la voce della cantante. Mi sento avvolto da una sensazione inebriante di pace.
“Leggere diecimila libri, viaggiare per diecimila miglia”, dicono i cinesi. Mi metto a fantasticare, e immagino di poter, come il famoso viaggiatore del passato Xu Xiake, spendere una vita intera per viaggiare in ogni dove! Se Laozi dice “un viaggio di mille miglia comincia il primo passo”, oggi, questo primo passo, non l’ho forse appena compiuto?