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Articoli - Le vie della storia
Dopo un periodo di pausa torniamo con un appuntamento dedicato ai personaggi storici che popolano le vie di Torino, per renderne vivo il ricordo.E in tempi in cui si cerca  di rivalutare un passato positivo sperando che ne tragga giovamento il nostro critico presente, ho pensato di parlare di coloro che hanno inventato o fondato qualcosa di importante per la città e, a volte, per il mondo intero.

Partiamo da Galileo Ferraris, a cui è stato dedicato il lungo corso che attraversa Torino da via Cernaia a via Filadelfia. Nato a Livorno Piemonte, in provincia di Vercelli (oggi Livorno Ferraris in suo onore), visse dall’età di 8 anni da uno zio medico a Torino, in seguito alla morte della madre. A 22 anni si laureò in ingegneria civile e diventò assistente di fisica tecnica presso il Regio museo industriale italiano (il futuro Politecnico di Torino). Nel corso dei suoi studi formulò il principio del campo magnetico rotante, dimostrato sperimentalmente in pubblico nel 1885. Fu l’inizio del motore asincrono, che studiò nello stesso periodo anche Nicola Tesla (1856-1943), fisico e ingegnere serbo-statunitense. Gli studi di Galileo Ferraris furono pubblicati nell’aprile del 1888, e nel maggio dello stesso anno Tesla otteneva il brevetto del motore asincrono (introducendo il sistema trifase utilizzabile a livello industriale). Il motore a induzione derivato da queste scoperte è quello ancora oggi maggiormente diffuso nel mondo.

Via Cruto, in zona Barriera di Milano, ci ricorda invece un personaggio meno noto, piuttosto dimenticato. Alessandro Cruto, nato a Piossasco nel 1847, figlio di un capomastro edile, si appassionò alla fisica e alla chimica tentando di ottenere diamanti artificiali. Durante questi tentativi ottenne filamenti di grafite che invece utilizzò per produrre una lampadina funzionante. Questo avvenne il 4 marzo 1880, cinque mesi dopo Thomas Edison, a cui è riconosciuta l’invenzione della lampada ad incandescenza. Di fatto la lampadina d Cruto aveva un rendimento migliore ed emetteva una luce bianca, migliore di quella giallastra di Edison. L’idea per questa invenzione venne a Cruto seguendo una lezione di Galileo Ferraris, il quale non credeva agli studi sulle lampade a incandescenza. Dovette ricredersi quando, nel 1884, i padiglioni dell’Esposizione Industriale di Torino vennero illuminati proprio con le lampadine di Cruto.

Proveniente da una nobile famiglia piemontese, Amedeo Avogadro ha visto dedicati a lui la centrale via che va da Corso Vittorio Emanuele II a via Cernaia e il celebre istituto tecnico industriale su Corso S. Maurizio. Questo grazie ai suoi studi e alle sue scoperte nei campi della fisica e della matematica, che lo portarono a definire quella oggi conosciuta come “Legge di Avogadro”: «volumi uguali di gas diversi, alla stessa temperatura e pressione, contengono lo stesso numero di molecole». Riconosciuta solo mezzo secolo più tardi, l’ipotesi di Avogadro diventerà una delle leggi più famose della scienza e la base della moderna teoria atomica. Introduceva, infatti, un concetto che permetteva di stabilire i rapporti di combinazione tra entità invisibili (atomi e molecole) attraverso i rapporti di entità ben misurabili (i volumi dei gas).

Passando ad un altro settore, quello dell’alimentazione, un personaggio da ricordare è Francesco Cirio, classe 1836, di Nizza Monferrato. Figlio di un piccolo commerciante di granaglie, fin da giovanissimo mostrò una grande intraprendenza che si trasformò in età adulta nell’esportazione di frutta e ortaggi italiani verso altre parti d’Europa. La sua grande intuizione fu l’utilizzo del procedimento dell’appertizzazione (dall’inventore Nicolas Appert), cioè il procedimento per la conservazione dei cibi che consiste nello sterilizzarli dopo averli chiusi in recipienti ermetici, per sopperire al problema del deperimento di ortaggi e frutta. Cominciò con i piselli per arrivare al mediterraneo pomodoro, che ne fece la fortuna. Nel 1867 presentò i suoi prodotti nella Grande Esposizione Universale di Parigi ottenendo molti riconoscimenti. Si occupò anche del recupero di aree da destinare all’agricoltura (es. bonifica dell’agro-pontino) e di cooperazione agricola. A lui sono dedicate una via in zona Porta Palazzo e una lapide monumentale in piazza della Repubblica.

Due personaggi meno conosciuti sono accomunati dalla fondazione dell’Università Popolare di Torino nel 1900 (insieme al prof. Herlitzka): sono Pio Foà (cui e dedicata una via tra corso Bramante e via Tiziano) e Donato Bachi (via al lato sud del Parco Di Vittorio, in zona corso Traiano). Il primo fu volontario garibaldino nella terza guerra di indipendenza italiana; studiò medicina a Pavia, quindi intraprese un’attività di ricerca dapprima in anatomia patologica, poi in psichiatria con Cesare Lombroso. Nel 1884 ottenne la cattedra di anatomia patologica a Torino, dove rimase definitivamente. Uomo di forte impegno civile e politico, si dedicò soprattutto all’educazione sanitaria, con divulgazione delle nozioni di igiene e prevenzione delle malattie nelle classi sociali meno abbienti. Bachi, invece, fu uno dei più conosciuti socialisti torinesi, tra i fondatori dell’Istituto Case Popolari, e figura importante dell’antifascismo.

Entrambi di religione ebraica, hanno il merito di aver permesso all’Università Popolare (oggi Fondazione) di arrivare fino ai nostri giorni e di diffondere cultura nei più svariati campi con corsi  aperti a tutti: non è richiesto alcun titolo di studio e non ci sono limiti di età.

Via Ascanio Sobrero, in zona San Donato, ci ricorda invece il sintetizzatore della nitroglicerina, poi sfruttata da Alfred Nobel per realizzare la dinamite (Nobel riconobbe a Sobrero una pensione a vita quale ringraziamento), e ideatore del farmaco chiamato appunto “sobrerolo”, un espettorante utile in alcune infiammazioni dell’apparato respiratorio.

Per chiudere questa puntata parliamo di Casimiro Sperino, fondatore dell’ospedale oftalmico di Torino. Ricordato in una via traversa di Corso Spezia, in zona Ospedali, fu un medico che si impegnò prima per il colera che colpì l’Italia nel 1835, quindi si specializzò in oftalmologia, diventando precursore dell’oculistica torinese, e infine si interessò alla cura della sifilide. L’ospedale oftalmico nacque da un primo dispensario nel 1838, per poi spostarsi in via Juvarra dove si trova attualmente. Per espresso volere di Sperino si leggeva nel regolamento: “In esso sono ricoverati gratuitamente gli infermi poveri, senza distinzione di provincia, nazionalità o religione”. Quale migliore esempio per il nostro progetto di convergenza delle culture.