La Cina è ufficialmente entrata nel 2011 mercoledi 2 febbraio 2011 del calendario gregoriano, cioè quello seguito da noi in Occidente: i cinesi seguono il calendario lunare, il quale ha circa un mese di differenza dal nostro. Festeggiare per 15 giorni è un po’ esagerato, tant’è che il governo cinese ha dichiarato festivi solo i primi 3 giorni. Il quindicesimo giorno però si festeggia il Giorno delle Lanterne, in cui si accendono luci, candele e incensi, anche in onore dei defunti.
La sera del mercoledì fui invitato per festeggiare il capodanno cinese a Cuneo, da un mio caro amico di nazionalità cinese, che vive da moltissimo tempo in Italia e che praticamente è più italiano di me. Quando arrivammo, c’era la sua famiglia e alcuni suoi a un immenso tavolo pieno di pietanze tipiche cinesi. Ci accolsero invitandoci a sedere con loro per mangiare. Le tradizioni cinesi sono molto antiche e sono seguite dai buddisti scrupolosamente, specialmente per l’anno nuovo. Questo è l’anno del Coniglio: fortunate le persone del segno Coniglio perché hanno un anno dedicato interamente a loro. Alla vigilia dell’anno nuovo, le famiglie si mettono tutte a fare le pulizie generali in casa. Si dice che fare le pulizie prima del nuovo anno aiuta a scacciare le sfortune dell’anno che sta per passare. Poi, per i giorni successivi al capodanno, non si spolvera più in casa perché nella casa si è depositata la fortuna dopo che si è scacciata la sfortuna. Finite le pulizie generali si iniziano a cucinare le pietanze tradizionali per la cena. Non mancano di certo il pesce, l’anatra, il polpo, i frutti di mare, il pollo, i dolci di farina di riso e i vermicelli di soia o riso. Le salse famose, come la salsa di soia, sono sempre sul tavolo la sera di capodanno. I genitori del mio amico ci hanno serviti con tutte quelle pietanze, di cui, ad essere sincero, non ricordo neanche il nome, ma erano buonissime. Sono molto salutari e deliziose e a chi si preoccupa della propria linea consiglio di convertire la propria dieta mediterranea in dieta cinese entro il prossimo capodanno, perché sono piatti molto poveri di grassi e ricchi di proteine e vitamine, quindi offrono un buon modo per rimanere in forma per le feste e mangiare bene. Certo, non bisogna esagerare come in tutte le cose. I dolci sono squisiti e sono anche fatti in casa. Dopo la cena si serve un tè molto famoso in Cina, che ha una storia molto bella. Il tè si chiama “Il Buddha di ferro” (Tie kwan yin), e ora vi spiego il perché di questo nome: un contadino della contea di Anxi in Cina si recava quotidianamente a piedi presso i suoi campi per coltivarli. Costui vedeva sempre un tempio abbandonato che si trovava in uno stato pietoso, era sporco e abbandonato. Il cuore gli si spezzò e perciò decise di curare il tempio due volte al mese per mantenerlo in uno buono stato, pulito e visitabile perché un tempio deve essere un luogo di preghiera e pace. Dopo numerosi mesi di attenzione verso il tempio e verso la statua di ferro che si trovava all’interno del tempio, una statua che rappresentava la dea della misericordia e della prosperità, il povero contadino venne ringraziato dalla dea che gli apparve in sonno una notte e gli disse che avrebbe trovato un prezioso dono come segno di ringraziamento. Il contadino, felice, si recò nel tempio e ai piedi della statua trovò il germoglio di una pianta profumata. Rammaricato, la raccolse e la portò nell’orto dietro casa sua e la piantò lì. Dopo un periodo di tempo notò che la pianta cresceva e nel suo orto poco a poco la pianta si diffuse. Egli ne fece un tè molto pregiato e sacro per il popolo cinese. Il contadino smise di coltivare le terre e si dedicò alla coltivazione della pianta chiamata “Buddha di ferro”. Una bevanda molto pregiata in Cina e molto profumata, io la sera del 2 febbraio la bevvi e l’odore fresco mi fece rinascere, mi sentii fresco e riposato. È come un sostitutivo del caffè per i cinesi. Le foglie del tè possono essere utilizzate più volte perché è molto concentrato. Poi non si devono gettare nella spazzatura, bensì nel proprio orto sennò è un’offesa verso la tradizione e la dea della prosperità. Non si deve mettere neanche lo zucchero perché si contamina la purezza del tè. Insomma, una bella leggenda religiosa da apprezzare e magari da includere nella propria cultura generale. Inoltre si racconta che una volta l’anno un leone feroce di nome Nian uscisse dalla sua tana per dare la caccia agli uomini nutrendosi di loro. I cinesi lo considerano come una divinità e gli dedicano la danza del leone per il capodanno, maschere e costumi tradizionali seguiti da fuochi di artificio. Non saprei dire il perché di questo riconoscimento verso una creatura che nella leggenda dà la caccia all’uomo per nutrirsene: probabilmente la mitologia della storia stessa e il mistero dell’animale lo hanno reso un mito tale da farlo considerare una divinità. Però la danza del leone è un evento da vedere almeno una volta nella vita perché il popolo cinese (sto parlando della gente normale) è un popolo molto accogliente e capace di fare grandi doni ai loro ospiti. Sono rispettosi, gentili e molto disciplinati. La cultura asiatica è presente in tutto il mondo, in ogni angolo del mondo c’è una famiglia cinese che porta la sua cultura con orgoglio e la celebra in famiglia. A molte famiglie occidentali manca la celebrazione delle tradizioni originarie sostituite dalla cultura moderna della globalizzazione che è sì una buona cosa, ma non può mai sostituire la vera tradizione di un popolo, di una nazione.
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