Caffè sospeso
Scritto da Riccardo Marchina   

Luciano De Crescenzo, che ha intitolato proprio così uno dei suoi libri di filosofia spicciola in pillole.

Tuttavia, De Crescenzo non ha mai spiegato perché questo atto di generosità gratuita è andato perdendosi, persino a Spaccanapoli, nel cuore della città più legata alle usanze d’un tempo.

“Anche i napoletani si sono imborghesiti!”. “Oggi chiunque si può permettere un caffè al bar!”. Sono le scuse più banali per giustificare l’imbarbarimento della nostra nazione, del nostro essere. La verità è un’altra. L’usanza s’è persa almeno per due motivi:

– i baristi, più affamati dei potenziali ma impossibilitati clienti, hanno iniziato a intascarsi i proventi dei caffè pagati doppio e hanno incominciato a trattare male i bisognosi;

– i malcapitati hanno smesso di chiedere per non essere trattati in malo modo, e magari i caffè e forse anche qualcosa di più, hanno cominciato a rubarli senza farsi scrupoli.

In un periodo di crisi nera come la nostra, perché non rilanciare questa vecchia moda? Perché non farlo proprio a Torino? Seppur una delle città più a nord d’Italia, seppur la più sabauda, seppur la più capitale, perché sugli allori, in tempi moderni, prima di Firenze e poi Roma, Torino è anche una città sperimentale. Da noi gli immigrati arrivano prima. Da noi la crisi arriva prima e se ne va dopo… Torino, come direbbero a Napoli, è un’autopsia a cielo aperto. Torino è un banco d’esperimenti. E poi è o non è la città del caffè Lavazza, del caffè Vergnano e di molte altre piccole torrefazioni?

Prevedo due risultati:

all’inizio a prevalere saranno i baristi furbi che intascheranno senza fare questa carità spicciola… E magari non ci saranno nemmeno troppi acquirenti.

Ma poi…

Conoscendo il cuore dei torinesi, che è comunque grande, vincerà la solidarietà e l’usanza inizierà a estendersi anche nel resto d’Italia.

Per noi, abituati a vedere parlamentari pronti a spendere migliaia di euro (nostri) in aperitivi, pare un po’ strano… Per noi che la carità è solo una scocciatura per levarsi di torno malcapitati ai semafori sembra assurdo. Ma l’idea è forse quella giusta per cambiare una certa mentalità. E poi... E poi… i tempi stanno cambiando…

Voi proverete? Io sì… Nel prossimo numero vi racconterò la faccia dei baristi che si troveranno di fronte alla mia proposta… Inizierò a offrire caffè a chi non so!