Incontro tra culture e generazioni diverse
Scritto da Fabio Nalin   
Il primo faccia a faccia con i genitori della propria ragazza rappresenta sempre una prova impegnativa. Se poi la ragazza è di un altro Paese, Paese nel quale si è ospiti, il carico di ansia è ancora maggiore. Quasi come fosse un test attitudinale, bisogna dimostrare i propri punti di forza, capacità di adattamento e spalle abbastanza forti per reggere le esigenze della futura famiglia. Tutti questi punti alquanto ovvi e sacrosanti, diventano però obiettivi sfuocati se si prendono in esame le specificità della cultura e della società cinese attuale.

Una delle “malattie” della società cinese d’oggi è rappresentata dai rapporti genitore-figlio. I genitori dei ventenni di oggi, dopo aver patito la fame, ora esigono solo il meglio per il loro figlio, affinché possa vivere una vita più agiata della loro. Fin qui tutto normale, ma in un paese con popolazione numerosa alla ricerca di una vita migliore, la felicità è un obiettivo che viene imposto a tutti i bambini. Sin dall’asilo, i bambini cinesi sono spinti dai genitori a competere per essere i primi della classe, e poter così accedere alle scuole migliori, e poi alle università migliori. Finiti gli studi, ai ragazzi viene imposto di aver un buon lavoro, con una buona posizione, e soprattutto uno stipendio alto, per poter comprare una casa, una macchina, tutte condizioni che ti rendono “un buon partito” e che ti consentono di trovare una compagna e sposarti. E qui arriviamo al punto: in Cina non esistono più i matrimoni combinati, ma i genitori influenzano enormemente la scelta della propria figlia, che deve assolutamente trovare un compagno che le garantisca le migliori condizioni per una vita agiata e senza preoccupazioni, e possono essere molto rigidi nel caso in cui la figlia scelga di seguire il cuore invece che il portafoglio. Condannati ad essere felici, appunto.

I genitori della mia ragazza sono sempre stati contrari alla nostra relazione. Al momento non posseggo le migliori condizioni economiche, e poi sono straniero. I genitori cinesi sono terrorizzati dall’idea che lo straniero possa portare via loro la figlia. Questa mentalità particolarmente chiusa si riscontra in modo molto più marcato nelle zone periferiche, lontane dalle grandi città, più abituate al via vai degli stranieri. Dopo un anno, i futuri suoceri mi concedono la prima occasione invitandomi a casa. Cosa mi attenderà?

Il palcoscenico di questa commedia italo-cinese è allestito a Pujiang, paese incastonato tra le colline nel centro del Zhejiang, la Provincia degli immigrati cinesi in Italia.

Io e la mia ragazza scendiamo dall’autobus, che ci ha lasciato sul ciglio di una desolata strada di una sperduta campagna. Lei mi guida attraverso una manciata di vecchie case e orticelli. Solchiamo una silenziosa e squallida piazzetta e ci siamo. Quando entriamo in casa, il papà è al pian terreno, mentre confeziona tante perline luccicanti come tanti diamanti. La produzione di cristalli per la bigiotteria è l’attività di famiglia, e nella stanza a fianco un paio di operai lavorano assistiti da rumorosi macchinari. Un piccolo cagnolino, nuovo arrivato in famiglia, gioca con niente e scodinzola giulivo. La mamma è invece al piano di sopra, in cucina a preparare il pranzo per l’ospite d’onore, ovvero io, e mi accoglie con un sorriso luminoso. L’impatto è molto rassicurante e sorrido se penso a come ero preoccupato all’idea. Il padre, un uomo di bassa statura e di poche parole, mi propone una grappa di more fatta in casa, densa ed alcolica, niente male. La tavola del pranzo è imbandita con specialità di ogni sorta, e così sarà per tutto il corso della mia permanenza: dalla trippa all’agnello, alle verdure di stagione, ai ravioli, persino un tipo di pasta fresca a forma di gnocchetti, ed infine una zuppa densa e ipercalorica con costine, bambù e verdure. Anche il papà scende in campo e assieme alla mamma prepara delle formidabili frittelle. Sembra proprio che stiano cercando di farmi ingrassare!

Seduti sul divano a guardare la NBA, io e il papà, l’uno di fianco all’altro, entrambi sguardo fisso sul televisore. Arriva la temuta domanda, rivoltami senza distogliere lo sguardo dallo schermo: “In futuro dove hai intenzione di stabilirti?”, “a Shanghai!” rispondo sicuro, e comincio a snocciolare le mie prospettive lavorative e le idee imprenditoriali. Segue un silenzio di approvazione. La sera, la mamma, con velocità e manualità invidiabili, infila le perline di cristallo su bave da pesca per facilitarne il trasporto. Anch’io, proprio come un membro della famiglia, partecipo a questo lavoro, per la soddisfazione della mamma.

Dopo tre giorni trascorsi a casa dei suoi, è ora di fare ritorno a Shanghai. Il bilancio mi sembra positivo. Però ho dovuto ricevere una critica: sono troppo magro! Non avevo preso in considerazione una regola non scritta, l’uomo deve avere un aspetto forte e sano, per poter essere un padre di famiglia più “credibile”. Ho capito, accetto il consiglio e prometto di ingrassare per la prossima visita!