Certamente tutti conoscono il conte di Cavour e Garibaldi. O ancora Mazzini e Vittorio Emanuele II. Ma chi ha mai sentito parlare di Barka-Ben-Mohamed? O di Labri-Ben-Lagdan? Nomi d’origine araba, eppure appartenuti a persone che possono a pieno titolo rientrare nell’elenco dei “Padri della Patria”. Quella italiana, di Patria! Loro, così come altri 82 magrebini, fanno parte della lista di quelle persone che morirono affinché si potesse realizzare l’Unità d’Italia.
Ma come, dei “marocchini” contribuirono ad unifi care il paese? Ebbene si. E la vicenda è presto spiegata.
Come tutti ricorderanno dagli studi scolastici, nel 1859 scoppia la Seconda guerra d’Indipendenza; è l’episodio chiave del Risorgimento, perché darà il via all’unificazione dell’Italia centro-settentrionale e, spingendo indirettamente Garibaldi ad organizzare la spedizione dei Mille, nel giro di un anno farà compiere l’unifi cazione all’Italia intera.
A differenza di quanto avvenuto nella Prima guerra d’Indipendenza questa volta il piccolo Piemonte (più propriamente Regno di Sardegna) non si trova da solo ad aff rontare l’Impero Austriaco, ma può contare su un’alleanza con la Francia di Napoleone III. Allo scoppio del confl itto le truppe francesi, guidate dallo stesso imperatore, affi ancano quelle piemontesi nella campagna di conquista della Pianura Padana. Dopo le prime vittorie a Melegnano e Magenta, che portano alla presa di Milano, lo scontro tra i franco-piemontesi e gli austriaci si sposta prima a Montebello e Palestro, e poi si conclude nella piana tra Mantova e Verona con le sanguinose battaglie di San Martino e di Solferino.
La vicenda poco conosciuta, e qui veniamo a quanto si scriveva all’inizio, è che l’esercito di Napoleone III non era composto esclusivamente da soldati francesi, ma disponeva di una serie di reparti composti da nord-africani provenienti dalle colonie. Giovani, soldati, marocchini, algerini o tunisini, che parteciparono appieno a quella campagna militare e lasciarono la loro vita per permettere agli italiani di avere un proprio stato. Mussulmani d’oltremare posti tra i protagonisti del Risorgimento. “Marocchini” che contribuirono molto di più di tanti italiani a creare l’Italia.
Alla luce di questo, appare dunque curioso, se non addirittura incomprensibile, il modo in cui oggigiorno molti italiani trattano i discendenti, diretti o indiretti, di quegli stessi uomini. Discendenti che vengono in Italia per partecipare, ancora una volta, ad una nuova forma di Risorgimento; che vengono a collaborare economicamente e socialmente allo sviluppo di questo paese il quale, come abbiamo visto, hanno contribuito in parte anche loro a creare. Insultati e maltrattati, invitati a lasciare l’Italia perché non sarebbe “il loro paese”, dai discendenti di quella gran parte di italiani che non mossero un dito per contribuire all’Unità della nazione. Chi ha meno titoli per parlare che zittisce chi ne ha di più.
Buona Italia unita a tutti.