Esperienza di tolleranza e d’interscambio tra culture diverse tra i banchi di una scuola elementare. Un’insegnante racconta…
Era una classe di 17 alunni. Verso la metà di novembre è arrivato in prima Mohammed, un ragazzino del Marocco, in Italia da soli tre giorni. Stava da solo appoggiato al muro del corridoio, con in mano una piccola lavagna sgangherata e un cancellino. L’ho preso per mano e l’ho accompagnato in classe, una classe di ragazzini “moderni”, molto egocentrici e poco autonomi, abituati ad avere tutte le attenzioni degli adulti, poco abituati allo sforzo personale e ad ascoltare gli altri, in una comunicazione circolare, poco aperti ad esperienze di contatto con culture diverse (e generalmente non addestrati al rispetto di regole sociali). Queste dinamiche relazionali, particolarmente emergenti - e purtroppo in graduale aumento - nelle nuove “leve”, inizialmente non hanno reso facile l’inserimento di Mohammed, ragazzino dai grandi occhi scuri che colorava le facce viola, le montagne rosse e che non sapeva cosa fosse la neve! è stato necessario, da un lato un intervento del gruppo insegnante, come azione comune, con chiari accordi educativi e linee guida che potessero creare dei paletti di riferimento irrinunciabili. Dall’altro sono servite azioni miranti più allo sviluppo affettivo-emotivo-relazionale (apprendimento cooperativo) che all’aspetto puramente cognitivo. Perché una buona classe non capita per caso, ma si costruisce giorno dopo giorno, con passione, impegno e fatica. Oggi, la nostra classe seconda ha un compagno riconosciuto da tutti, che ha notevoli capacità di apprendimento, sa leggere e scrivere come gli altri, pur avendo frequentato lo scorso anno scolastico per soli due mesi. Non teme la fatica e poi … come dicono i suoi compagni “è bravissimo a suonare il tamburo!!!”. Infatti, nel concertino di inizio anno, i tre percussionisti, guidati da Mohammed, avevano una posizione centrale dando il ritmo della canzone inscenata dai piccoli artisti. Ora anche gli altri vorrebbero imparare a ritmare così col tamburo e lui si improvvisa maestro! Grazie Mohammed!!!
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