Sotto casa mia c’è un cinese che vende Rolex falsi. Sono subacquei? Ho chiesto. Lui ha fatto un segno con le dita: tre. Trenta metri? E lui di nuovo con le dita: tre. Tre metri? E lui no, tre minuti poi rotto.
Ho visto vicino casa degli indiani vestiti in modo stranissimo. Giacca nera elegante, camicia bianca, cravatta nera,, pantaloni e ciabatte. “Sarà l’ultima moda”, ho pensato. O forse faranno parte di un club… poi alle loro spalle ho visto il negozio di un fotografo. Erano in fila per le fototessere. Episodi che sembrano barzellette e che invece sono reali, perché sono reali i loro protagonisti, gli extracomunitari del comune di Palermo raccontato da Nino Vetri nel libro “Lume Lume”, che è l’inizio di una vecchia canzone rumena e significa “Mondo Mondo” o “Gente Gente”; e ciò che evoca è appunto il movimentato mosaico umano descritto con semplicità ma al tempo stesso con precisione (i critici direbbero icasticamente), così da “fotografare “ personaggi e scene difficili da dimenticare. A cominciare da Mohammed, il tuttofare immigrato del Bangladesh, le cui idee politiche sull’America e il Medio Oriente “hanno un che di fantastico e di terribile” e che quando parla di calcio con i suoi connazionali non traduce la frase “arbitro cornuto”; Mohammed è però un (cosiddetto) clandestino e quindi è molto spaventato con i tempi che corrono; se si sente male ha perfino paura di andare all’ospedale. Mentre un altro immigrato del Bangladesh, che parla da solo, ride e gesticola e sputacchia per tutto il cortile del condominio è uno dei pochi ad avere permesso di soggiorno e domicilio regolari e perciò non può essere allontanato! Ci sono poi per restare in Asia sei Tamil e sei Cingalesi (provenienti dallo Sri Lanka) che organizzano un sorta di rissa semiseria notturna, e una volta arrivati al pronto soccorso pieni di ferite dichiarano di essere stati assaliti da almeno trenta albanesi; e ci sono le due ragazzine anch’esse del Bangladesh, una delle quali di chiama Rumena (!), orgogliosissime di essere “diventate signorine” ora che finalmente indossano il velo islamico. “I Rumeni quando sono arrivati tutti li chiamavano i Polacchi” dice Vetri con una delle sue frasi che ricordano lo stile popolare di Giovanni Verga e del Francesco dei Mimi Siciliani; e quando la sua vicina di casa, capito che sono Rumeni e non Polacchi, si chiede sconvolta “con quello che si sente in giro?! Chi apre più la porta?!”, l’autore ribatte che sarebbe come pensare che tutti i siciliano sciolgono i bambini dell’acido! E poi i Rumeni, con dispiacere dell’autore, non mostrano alcun interesse per “Lume Lume”, anzi sembrano ostentare di ascoltare Eros Ramazzotti o Madonna, “e da dietro la loro porta si sentono risuonare radio libere locali con i dj che parlano tutti con un finto accento milanese”! Nino Vetri non è poi “buonista”, nel descrivere gli zingari che si organizzano per chiedere l’elemosina: è il capofamiglia a distribuire i cartelli con su scritte le disgrazie con cui commuovere gli automobilisti, stando ben attento che quello con scritto “mio figlio malato” spetti ad una donna giovane, in modo che uno il figlio se lo immagini piccolo! Anche perché, come dice nella nota introduttiva Andrea Camilleri (il papà letterario dell’ormai celebre commissario Montalbano), se è vero che gli abitanti extracomunitari del quartiere hanno comportamenti che possono stupire, bisogno ammettere che anche gli abitanti autoctoni reggono al confronto: ed ecco infatti una famiglia di Lampedusa in cui tutti, ma proprio tutti, hanno le orecchie a sventola e un occhio strabico; un anziano ipovedente che combatte la solitudine con lo stratagemma “stradale”: farsi aiutare ad attraversare sempre lo stesso incrocio dai passanti che gli capitano a tiro e conversare con loro; e persino una famiglia che litiga con gli impresari funebri che non riescono a portare la bara nel loro condominio (con tanto di pubblico non pagante in piazza). “Lume Lume” di Nino Vetri è un libro particolare perché riesce a raccontare in modo simpatico personaggi che sono, viceversa, i protagonisti di una realtà a volte drammatica, la realtà di quella che è ormai una società multietnica.
(Nino Vetri, “Lume Lume”, Sellerio, Palermo, 2010, 132 pp. con una nota di Andrea Camilleri)
|