Torino è Casablanca |
Italia multietnica | ||||
Sono parole di Emanuele Maspoli. Sono quelle che chiudono il volume “Torino è Casablanca”, una vera e propria passeggiata turistica nella Torino degli immigrati marocchini. Il volume, 164 pagine con fotografie, edito da Ananke, costa 15 euro. Maspoli percorre la Torino magrebina a suon d’interviste, ne realizza una cinquantina. Sono i racconti di gente comune, degli scrittori, dei giornalisti e dei visi noti della casbah. Poi entra nei quartieri dove risiedono gli arabi, come Borgo Dora o Barriera di Milano, visita i negozi e i ristoranti, cita ricette e specialità. Ne emergono: una comunità non coesa, difficoltà di integrazione, ma anche una Torino più internazionale, e quasi paradossalmente più europea. “Qui si respira lo spirito delle capitali europee, multi etniche e culturalmente frizzanti – riflette l’autore – Ma l’integrazione è forse più indietro che altrove”. Tra una pagina e l’altra, tra tradizioni e difficoltà lavorative, vengono fuori anche diverse curiosità e racconti meno vicini agli stereotipi dell’immigrato arabo. Prima tra tutte la storia della drag queen, il marocchino gay e prostituto più conosciuto di Torino. Maspoli indaga tra l’haram, il proibito e l’halal, il lecito. Da un lato, in questa comunità esiste una sessualità più libera, se confrontata con quella europea o italiana, ma allo stesso tempo rimane evidente una struttura molto rigida che codifica pesantemente il rapporto verso la procreazione. “Maschi e femmine praticano sesso con maggior disinvoltura, si potrebbe dire che lo fanno più di pancia e meno di testa”, scrive l’autore. Viene analizzato anche il fenomeno della stregoneria. E come potrebbe essere altrimenti, nella Torino Magica? “Sono rimasto sorpreso dal fenomeno delle maghe – osserva l’autore, titolare di un bed & breakfast a Porta Palazzo – Che i marocchini fossero superstiziosi era risaputo, ma a Torino ci sono davvero tante fattucchiere, chiamate shewwafa. Si dice facciano malefici, fatture, intrugli d’amore molto efficaci e a buon prezzo, tanto che vengono frequentate tanto anche dagli italiani”. Gli imam? Poi diventano tutti macellai. Le moschee? A Torino sono ancora tutte ricavate in locali di fortuna. Immancabile qualche parola sul mercato di Porta Palazzo, il vero suq di Torino. “è il termometro della città per valutare la qualità della convivenza. Quando lì va tutto bene, va tutto bene nell’intera città”. Secondo Mohammed Lamsuni, autore del libro “Porta Palazzo mon amour”, al mercato ci vanno anche tanti analfabeti per avere informazioni a loro, altrimenti, irraggiungibili. “Non andai a scuola d’italiano, ma lo imparai nell’area del mercato. Imparai qui lo spirito italiano, ed era quello di calabresi e napoletani”, racconta Lamsuni a Maspoli. Il libro ospita anche un intervento di Elisabetta Libanore, insegnante di lingua araba. L’autrice analizza le parole italiane entrate nel vocabolario del dialetto marocchino e fa curiosi esempi di frasi, come, ad esempio, “Ash galt l maestra lyum?”, (Che cosa ha detto la maestra oggi?). “Torino è Casablanca” non vuole prendere in giro il più celebre “Torino è casa mia” di Giuseppe Culicchia… semmai vuole mettere in luce la Torino di oggi. Decisamente è meno sabauda, anzi pare proprio calata nelle Mille e una notte. è più misteriosa, colma di leggende e cultura, che come il tè alla menta escono dalla berrad all’infinito.
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