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Cavalli-Sforza: le razze… non esistono! [1a Parte]
Società
Scritto da Piervittorio Formichetti   

L'anno 2012, che si è chiuso con la scomparsa di Rita Levi-Montalcini, celebre scienziata e grande donna contemporanea, emigrata negli USA per non subire le leggi razziali fasciste contro gli ebrei, si era aperto con i 90 anni (compiuti il 25 gennaio) di un altro "grande vecchio" italiano, importante proprio per i rapporti tra scienza e razzismo

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SAMARCANDA
Scritto da Mario Monterzino   

Stamane,

folla di visi

stranieri

sfilano muti come prigionieri

forse

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L’antifederalista
Società
Scritto da Mario Brusasco   
Pippo si reca dal suo ortopedico di fiducia per
poter curare quella lieve tensione alla spalla
destra che gli procura un dolore intenso.
L’ortopedico gli conferma non esserci nulla di grave,
deve solo fare un po’ di ginnastica riabilitativa
e gli consiglia di fare una visita fisiatrica per
poterlsela
far passare dalla mutua.
Quindi, con l’impegnativa del suo medico di
base, va a prenotare la visita. Ci sarebbe posto
il mese prossimo oppure, a pagamento, si sarebbe
liberato un posto più tardi, nel pomeriggio. Il
nostro eroe non si lascia scappare di certo questa
possibilità, ma dopo aver fatto la visita, il fisiatra
gli intima che deve fare un’ecografia alla spalla e
poi una radiografia generale alla schiena. Il Paziente
(e dico Paziente, nel vero senso della parola)
non si perde d’animo e si mette subito in coda
per prenotare gli esami richiesti. Fino al
prossimo mese non vi è più posto.
Altro caso.
Pluto, la cui madre presenta un’invalidità
civile a causa di un tumore che da
anni sta curando, telefona al Comune
della città dove vivono per poter fare il
contrassegno dei disabili per i parcheggi
riservati e i mezzi pubblici. Al Comune
gli rispondono che deve rivolgersi nel
Comune di residenza della madre.
Pluto telefona al Comune e li gli dicono
che deve recarsi dai vigili urbani e
lui, dal momento che il Comune di residenza
della madre è a pochi chilometri,
vi si reca la mattina successiva, munito
di tutti i certificati di invalidità civile.
Solo che il certificato che serve per questo
documento non è riportato in quei
papiri che Pluto ha in mano. La madre
di Pluto deve recarsi alle ASL di zona per fare la
visita dalla quale otterrebbe il certificato medico
della sua disabilità. Il giorno successivo Pluto
telefona
all’ASL di zona per prenotare la visita e
riesce ad ottenere un posto per il mese successivo.
A mio parere la Sanità dovrebbe essere pubblica
e accessibile a tutti.
Quando ci si reca agli sportelli per prenotare
visite mediche ed esami, ci si ferma all’ingresso
per prendere il numero. Questa prassi che da
un lato ha avvantaggiato tutti, pazienti, medici
e segretarie, evitando l’affollamento che spesso
diventava motivo di nervosismi e liti, dall’altro
lato ha fatto sì che ogni individuo che entra
nel centro medico perde la sua individualità e
diventa un numero.
Non c’è posto questa settimana! Le ripeto, non
c’è posto! C’è un posto libero fra venti giorni.
Singnore,
non si ostini!
E così di questo passo succede che il paziente,
stufo di essere paziente, si arrangia diversamente.
Infatti in questi ultimi vent’anni è
venuto di moda il fai da te.
Molti sono i corsi di shiatzu, reiki, massaggio
ayourvedico, corsi di benessere fisico e chi
più ne ha più ne metta. Basta sbizzarrire la propria
fantasia.
Per non parlare dei pacchetti preconfezionati
di pillole tranquillanti o serenizzanti che
al soggetto cosiddetto sofferente lo specialista
propone in modo del tutto diplomatico: “Lei
provi. E poi, se non va, sa, le medicine si mettono
e si tolgono”.
Siccome nessuna persona normodotata
vuole soffrire, il senso di benessere che quelle
pillole gli procurano, fanno sì che il soggetto
sopraindicato si lasci trasportare e così con la
stessa ricetta redattagli dallo specialista si reca
una volta al mese circa dal suo medico di base
e...Stop! Quello è schedato. Difatti i benefici
arrivano immediatamente. E per un annetto o
due non ci sono problemi. Ma passato un certo
tempo, quando l’organismo di quella persona
si è ormai assuefatto al farmaco, ecco che
ritornano gli stessi antichi sintomi. Essi non
erano stati risolti, bensì erano rimasti solamente
addormentati, anestetizzati.
A questo punto il soggetto può scegliere tre
strade:
– rincarare la dose; questo potrebbe portare
lo pseudo-malato ad uno stato di apatia totale,
dove non è più lui a muoversi e a decidere della
sua vita, ma gli altri intorno a lui decidono
quel che lui stesso è o non è;
– rischiare e non prendere più nessun farmaco
di questo tipo permettendo così ai sintomi
fare il loro corso. Questo metodo è tortuoso
ed i risultati non sono certi;
– la terza via è quella di affidarsi ad un omeopata
o naturopata, ma in questo campo non
mi voglio pronunciare; penso però che bisogna
andarci molto cauti perché è facile incontrare,
più che dei medici, dei “mediconi” o, più semplicemente,
dei ciarlatani.
Io sono per la quarta strada.
Quella di rivedere e ristrutturare tutta
l’organizzazione
sanitaria. Innanzitutto, quelle famose
ASL che un tempo si chiamavano USL.
Ecco, inizierei proprio da qui:
USL vuol dire Unità Sanitaria Locale. ASL
vuol dire Azienda Sanitaria Locale. Ecco dove
casca l’occhio di chi è attento alle fregature
dello Stato. Perché la Sanità dovrebbe essere
un’azienda? Se la sanità è pubblica mentre una
qualsiasi azienda è privata, cosa c’entra l’azienda
con la sanità?
E così come anche l’acqua, quella
stessa che Francesco d’Assisi chiama
“sora acqua”, ultimamente si sta discutendo
di privatizzare. E fra un po’
privatizzeranno anche l’aria che respiriamo.
Se l’Italia è una repubblica, cioè dal
latino res pubblica = cosa pubblica, è
un reato grave impadronirsi di ciò che
è pubblico. Gli scioperanti che occupano
una scuola o un ospedale corrono
dei grossi rischi a farlo. Così come
chi scriveMio padre era uno “specialista
dell’autoriduzione”. Autoridusse il suo stipendio
nell’anteguerra a meno della metà. Non ritirò, quando fu
reintegrato all’IRI, due anni e mezzo di stipendio; al
presidente Paratore rispose: ‘Dall’ottobre 1943 al
febbraio 1946 non ho lavorato!’. Fissò il suo stipendio
nel dopoguerra a meno della metà di quanto gli veniva
proposto; lo mantenne sempre basso. Se il decoro del
grado si misura dallo stipendio, agì in modo
spudoratamente indecoroso! Il 23 gennaio 1966, al
compimento del settantesimo anno, chiese ed ottenne che
gli riducessero il trattamento di quiescenza,
praticamente alla metà, giustificandosi così: ‘Ho
verificato che da pensionato mi servono molti meno
danari!’. Ai figli ha lasciato un opuscolo dal titolo:
‘Come è che non sono diventato ricco’, documentandoci,
con atti e lettere, queste ed altre rinunce a posti,
prebende e cariche. Voleva giustificarsi con noi:
‘Vedete i denari non me li sono spesi con le donne; non
ci sono, e perciò non li trovate, perché non li ho mai
presi!’ Mia madre (gli voleva molto bene) ha sempre
accettato, sia pure con rassegnazione, tali sue
peregrine iniziative (anche quando dovemmo venderci la
casa e consumare l’eredità di lei); però ogni tanto ci
faceva un gesto toccandosi la testa, come a dire:
‘Quest’uomo non è onesto, è da interdire’ poi sorrideva
e si capiva che era orgogliosa di lui.
Queste parole sono state pronunciate da Vincenzo, uno
dei tre figli di Donato Menichella, uno dei maggiori
artefici della ricostruzione economica e sociale
dell’Italia nella seconda parte degli anni ’30, dopo la
grande crisi iniziata nel ’29, quale direttore generale
dell’IRI, Istituto per la Ricostruzione Industriale. Con
le stesse qualità di lucidità, competenza e senso dello
Stato contribuì in modo determinante alla ricostruzione
nei primi 15 anni del dopoguerra, nell’Italia di nuovo
fortunatamente unita, dopo i disastri della seconda
guerra mondiale. E qui lo fece nella veste di
Governatore della Banca d’Italia, carica che ricopri dal
1945 al 1960.
Donato Menichella era nato a Biccari in provincia di
Foggia nel 1896 e si può ben dire che sia uno dei grandi
uomini più dimenticati della nostra storia. Forse perché
il suo comportamento cristallino e dedito allo Stato in
modo disinteressato e corretto, mal si associa al
malcostume che iniziava a diffondersi, in sordina ma
costantemente, a partire proprio dagli anni ’60.
Fu, nelle sue funzioni, uno degli artefici della legge
Bancaria del 1936, che tra l’altro impediva alle banche
di possedere partecipazioni nelle imprese, divieto che
se ancora applicato negli anni 2000 avrebbe scongiurato
i rischi, allora in parte solo psicologici, che
colpirono anche l’Italia nel 2008, dopo il fallimento
della banca statunitense Lehman Brothers. In effetti,
quella crisi aveva già pochi aspetti di una crisi
finanziaria, ma era per me un chiaro segno della dura
realtà esplosa poi nel 2011 e cioè di una crisi
chiaramente economica, purtroppo strutturale, dovuta a
sovraproduzione mondiale, crisi che vede il mondo
occidentale in posizione di efficienza marginale
stremata, nei confronti soprattutto del colosso cinese.
Non voglio qui sottacere la presenza e le conseguenze
della speculazione finanziaria, che tuttavia sempre si
inserisce e attacca realtà economiche deboli e che
quindi non è mai causa prima di situazioni critiche
aziendali o nazionali.
I miei 15 lettori potrebbero chiedersi cosa c’entri
Menichella con l’antifederalismo e con i valori del
Movimento Umanista. Ho il dovere di provare a chiarirli.
Intanto ricordo che i due grandi momenti di
ricostruzione economica, di cui ho fatto cenno, sono
avvenuti in assenza delle amministrazioni regionali, a
ulteriore dimostrazione che il sistema di Enti
territoriali, imperniato sulla triade Comune,
Provinicia, Stato era razionale e sufficiente e andava
semplicemente, come ogni cosa, fatto funzionare
correttamente.
Con la prassi e l’etica del risparmio, a cominciare
dalla citata autoriduzione dei propri emolumenti,
Menichella si pone in contrasto con il dilagare di
sprechi e malcostume, amplificato dalla presenza di
venti amministrazioni regionali. I recentissimi primi
positivi tentativi del neonato governo Letta
richiederanno immense e razionali implementazioni.
Per l’affermazione dei valori legati al nuovo umanesimo
è indispensabile passare attraverso il rafforzamento
anche economico e sociale delle istituzioni esistenti,
sulla base di promozione o mantenimento di valori etici.
Il principale esempio direi che è proprio il
mantenimento della forza di una realtà statale che non
preclude anzi favorisce la proposta di successivi
passaggi verso traguardi di maggiore e solidale
integrazione internazionale.
Paesi defedati o di fatto economicamente falliti non
hanno la forza, le risorse e la volontà per promuovere
processi di pacificazione, né il superamento delle
frontiere verso la Nazione Umana Universale. Un
Movimento come quello Umanista, che agisce
prevalentemente su base volontaristica, deve ad esempio
contare su un numero sufficiente di individui che
abbiano il tempo e le energie per promuovere i propri
ideali e ciò è possibile solo in un contesto economico e
sociale sufficientemente robusto.
Quando un numero cospicuo di persone si dovesse stremare
in situazioni economiche precarie, spesso affannato da
problemi finanziari e dovesse dedicare tante energie per
far fronte al soddisfacimento di esigenze primarie, più
difficilmente troverebbe il modo di dedicarsi ad
attività extralavorative di costruttiva proposta ideale.
Da un punto di vista ancora più generale direi che
qualunque progetto si deve sempre confrontare con
problemi di concreta realizzabilità.
Per concludere e ritornare all’avvio del mio mensile
intervento su Conexión, vorrei dire che a uomini come
Donato Menichella, ogni città d’Italia dovrebbe almeno
dedicare una via, e ciò accadrebbe se vivessimo in un
Paese dotato di memoria storica e di consapevolezza
diffusa, che mantenesse il senso del dovere di
gratitudine e di riconoscimento del merito. sui muri.
Violare le cose di
uso comune è reato. E allora perché
dobbiamo lasciarci violare le cose che
costituiscono il nostro pane quotidiano
come la sanità e altro?
Un noto cantautore italiano ha detto:
“...e allora capii / fui costretto a capire
/ che fare il dottore / è soltanto un mestiere / che
la scienza non puoi regalarla alla gente / se non
vuoi ammalarti dell’identico male / se non vuoi
che il sistema ti pigli per fame...”. (FDA)
Siamo tutti sulla stessa barca e tutti a rotazione
abbiamo il nostro turno a remare, altrimenti
affondiamo.

Mio padre era uno “specialista dell’autoriduzione”. Autoridusse il suo stipendio nell’anteguerra a meno della metà. Non ritirò, quando fu reintegrato all’IRI, due anni e mezzo di stipendio; al presidente Paratore rispose: ‘Dall’ottobre 1943 al febbraio 1946 non ho lavorato!’. Fissò il suo stipendio nel dopoguerra a meno

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Apolidi pensieri e divagazioni libere
Società
Scritto da Sergio Lion   

 

embrerà strano, ma ci sono almeno 3 modi per voltare lo
sguardo dal vortice della realtà presente, verso quello
del passato, magari imperfetto. Primo: guardare le
stelle di notte ed accorgersi di aver ammirato una luce
che è partita milioni di anni fa, “in barba” alle
iniquità umane; secondo: sedersi su un treno in senso
contrario alla marcia guardando dal finestrino un
panorama che è ormai stato lasciato indietro a gran
velocità, e per ultimo, sempre che abbia nevicato
davvero tanto, dopo aver camminato con scarponi pesanti,
girarsi e vedere le proprie orme ben marcate nella
neve... il proprio cammino, ma siccome si dice in giro
che “acqua passata non macina più”, ora cambiamo
discorso...
Proviamo a chiedere ad un ragazzo di vent’anni che viva
in una grande città di spiegare la storia della sua
città, il nome dei monti che la circondano; oppure il
nome di tutti i fiumi e degli eventuali laghi nelle
vicinanze. Chiediamogli poi quali sono i frutti di
stagione, e quali sono i periodi della semina e dei
raccolti di frutta e verdura. Sono sicuro che per almeno
l’80% degli intervistati assisteremmo ad una umiliante
scena muta. Proviamo ora a chiedere agli stessi ragazzi
il risultato della partita di campionato inglese del 9
agosto 2009 tra Chelsea e Manchester United disputata a
Londra! Il nome dell’arbitro e dei marcatori! Sono
sicuro che il risultato dell’intervista sarebbe
l’inverso! Cioè che il 20% degli intervistati sarebbe
colto in un flagrante silenzio da ignoranza abissale...
Ora proviamo a chiedere a ragazzi e ragazze viventi in
campagna  le stesse cose. Senza dare per scontato che
non sappiano ancor meglio e a memoria anche i nomi e i
codici fiscali dei guardalinee e dei raccattapalle dello
stesso match, probabilmente l’80 o 90% di loro saprebbe
anche rispondere a molte delle domande sul loro
territorio e sulla storia del luogo in cui vivono;
questo perché essi ancora oggi sono in contatto diretto
con la natura ed i suoi ritmi, che per l’essere umano
sono e restano basilari.
Detto questo, è chiaro che in una situazione di
ipotetica emergenza, nella quale bisognerebbe far fronte
ai mille problemi di tutti i giorni, il “sapere tutto”
sul calcio oppure ogni particolare sulla Borsa di Milano
del titolo “Vattelapesca”, si rivelerebbe del tutto
inutile e privo di senso; mentre conoscere il
territorio, sapere il nome degli alberi da frutto e
conoscere i frutti di stagione e il loro periodo di
semina (calendario lunare: quanti lo conoscono?)
potrebbe salvare la vita, per se stessi e per i propri
congiunti.
Lo stesso dicasi per chi va a dire in giro che Dio non
esiste (e qui entra esclusivamente un mio pensiero
personale) poiché in tempo di crisi, quando i denari
messi da parte cominciano a finire, molti si uccidono,
gridando forte che la loro vita non vale molto di più
del denaro che hanno perso. Costoro nel loro dolore
forse pensavano che il sudario avesse tasche? E qui mi
rifaccio ad una citazione molto bella del nuovo
Pontefice Francesco durante una delle sue prime Messe.
È un discorso complicato, la sofferenza di una persona
che vede scomparire tutto il frutto materiale del suo
sacrificio terreno, può cadere in uno stato di
depressione tale da compiere atti estremi di
autolesionismo; tutto ciò penso che possa essere il
“frutto avvelenato” della società iper consumistica, che
si è chiusa in una sorta di eccessivo egoistico
individualismo, che mentre fa credere ad ognuno che “il
pensare solo per sè” sia la soluzione migliore,
dall’altra parte relega la persona in una condizione di
assoluto isolamento nei confronti del suo “prossimo”,
rendendola potenzialmente più vulnerabile in caso di
bisogno. È anche vero che però la nostra società si basa
sul volontariato e che se non fosse per esso, la
“struttura” della convivenza civile crollerebbe
all’istante. In effetti non riesco ora a comprendere la
ragione per la quale, una società basata pressochè sul
volontariato, allo stesso tempo sia cosi menefreghista
ed assente nei temi sociali-politici-economici! Provando
a rispondere a questo quesito mi viene in mente una
possibile risposta: Sarà mica che una metà di
popolazione è attenta ai bisogni dell’altra metà
menefreghista? Chi può dirlo, se non per ipotesi?!
Guardando i telegiornali, si viene a conoscenza del più
infimo e del più becero lato oscuro dell’umanità. Del
resto i telegiornali fanno vedere esclusivamente le
notizie negative; quelle che secondo loro fanno più
audience. Poche sono le notizie di carattere positivo
che “passano” nel piccolo schermo. Poche, poiché non
sono reputate notizie interessanti. Non fanno ascolti,
la gente si disinteressa più facilmente.
Eppure io ricordo un’episodio nel quale, durante un
serial/telegiornale, un papà ligure veniva intervistato
dal giornalista di turno riguardo la tragedia che gli
era capitata. Questo papà stava raccontando del suo
figlio morto in seguito ad un incidente causato da un
pirata della strada. Il giornalista pennivendolo si
affrettava a ribadire che tale “pirata” era straniero,
ma il padre nel suo dolore stava esprimendo parole dure,
serie ma, attenzione attenzione senza odio! Senza odio
lui parlava di perdono! Beh, il finale della storia è
che nessuno dei media si è interessato più di lui e
della sua tragedia nei giorni successivi! Nulla di nulla
si è più saputo! Non sia mai che possa passare in fascia
protetta qualcuno che parla con fermezza ma anche con
una forza d’animo prorompente che regala un po di
perdono! No, non sarebbe attinente con gli standard
dell’informazione italiana. A mio giudizio è
assolutamente imperativo oltre che urgente continuare ad
informarsi, leggere in maniera indipendente, sviluppando
così uno spiccato senso critico.
I governanti della nostra società (che si auto ritiene
il gendarme più potente del mondo) danno più importanza
ai progetti spaziali della Nasa, piuttosto che
promuovere politiche di sostegno e di sviluppo del
“terzo mondo” annullando il debito estero; danno più
importanza a sviluppare, ad esempio, l’ingegneria
robotica piuttosto che salvaguardare i diritti
elementari dell’essere umano come la famiglia che è la
prima cellula della società.
La famiglia è la prima risorsa della società, ma non
viene tenuta in considerazione; anzi la tendenza attuale
sembra quella di una destrutturazione di tale cellula.
Questo si vede chiaramente nella condizione della donna,
discriminata sopprattutto nel mondo del lavoro perché
“costretta” a seguire la vita del nuovo essere umano,
quando invece, oggi più che mai costa caro dare ciò che
serve ad un nuovo membro della società e stanno sparendo
le strutture pubbliche che dovrebbero sostenere la
famiglia.
Sembra quasi che colui che discrimina sia nato da un
cammello piuttosto che da una donna. Se una donna non lo
avesse messo al mondo, il mondo sarebbe ahimè privo
della sua azienda. Con tutto il rispetto per i cammelli.
A sarà dura.
Sembrerà strano, ma ci sono almeno 3 modi per voltare lo 
sguardo dal vortice della realtà presente, verso quello 
del passato, magari imperfetto. Primo: guardare le 
stelle di notte ed accorgersi di aver ammirato una luce 
che è partita milioni di anni fa, “in barba” alle 
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Le Costellazioni Sciamaniche
Scritto da Laura Cappelli   

 

ara Brandolini e Paolo Ferreri a vederli così, per la
prima volta, sembrano proprio una coppia normale, ma non
fatevi ingannare, quei due sono davvero dei tipi
eccezionali! Maestra elementare lei, operaio
metalmeccanico lui, hanno da sempre la vocazione di
aiutare gli altri, anche se in maniera certamente non
convenzionale.
Dopo lunghi anni di preparazione e di studi piuttosto
eterogenei che vanno dall’ipnosi regressiva al reiki,
dallo shiatsu al massaggio energetico, dalla
musicoterapia allo yoga, dal reberthing ai Siddha, hanno
deciso di mettere insieme tutto il sapere acquisito e
dal 2008, conducono insieme sia gruppi sia sessioni
individuali di Costellazioni Familiari Sistemiche
Sciamaniche.
Sì, in effetti questo lungo nome lascia immediatamente
un po’ perplessi, ma è la stessa Sara a spiegare:”
Quando i rapporti familiari vengono esplorati e
compresi, è possibile staccarsi dalla propria famiglia e
sentirne la forza alle spalle. Una volta che si è
riconosciuto il legame con la propria famiglia e se ne
sono viste e condivise dinamiche e responsabilità, ci si
sente alleggeriti e ci si può dedicare a se stessi, non
più oppressi e prigionieri del passato”.
La famiglia è, quindi, un po’ il punto base da cui
partire per ogni profonda esperienza spirituale o di
ricerca orientata verso una vera liberazione, e anche di
risoluzione di esperienze traumatiche o episodi non
felici che si accumulano inevitabilmente, nel corso
della vita. Sono ancora Sara e Paolo a chiarire: “la
tecnica delle Costellazioni Familiari consente di
prendere coscienza che scelte, emozioni, pensieri che
crediamo nostri sono invece, molto spesso, la risposta
ai condizionamenti imposti dall’anima collettiva del
sistema familiare di appartenenza”, e il compito del
costellatore è proprio quello di far emergere con
chiarezza tali dinamiche inconscie, in modo tale da
riuscire a riconoscere la realtà e quindi, grazie a ciò,
essere in grado di liberare se stessi da antichi retaggi
familiari.
“Questo processo” aggiunge Paolo, “ha un enorme potere
di guarigione poiché consente finalmente all’individuo
di radicarsi nella forza vitale che ci è stata trasmessa
attraverso migliaia di generazioni”. È Paolo dei due,
che durante le sessioni si occupa della parte sciamanica
ed energetica, poiché, aggiunge: “all’interno di una
Costellazione, lo sciamanismo ha il compito di
richiamare o allontanare energie che facilitano lo
sblocco ed il riconoscimento dei condizionamenti”,
ovvero di tutti quei fardelli che spesso si traducono
per ognuno di noi, in sofferenza fisica o mentale o
psicologica.
“Le Costellazioni sono uno strumento al servizio
dell’Anima, dello Spirito e dell’ Amore che accoglie
tutto e tutti nello stesso modo”, sintetizza Sara con un
grande sorriso e immensa dolcezza.
E con questo strumento “sacro”si può affrontare
qualsiasi problema: tematiche connesse al lavoro, allo
studio, a relazioni personali, a malattie fisiche,
emozioni irrisolte, dipendenze da droghe, sesso, gioco,
cibo, per citare le più comuni.
Sara e Paolo dal 2010 hanno deciso di trasmettere la
consapevolezza, la guarigione e l’evoluzione di tutte le
persone che si rivolgono a loro. Ricevono ad Alpignano,
Collegno e Asti. Per maggiori informazioni sulle date
degli incontri chiamare: 349.0675251.
Sara Brandolini e Paolo Ferreri a vederli così, per la 
prima volta, sembrano proprio una coppia normale, ma non 
fatevi ingannare, quei due sono davvero dei tipi 
eccezionali! Maestra elementare lei,
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