Italia multietnica
Caffè sospeso
Scritto da Riccardo Marchina   

Capitava di entrare al bar, ordinare un caffè e pagarne due. Arrivava poi qualcuno tra i non abbienti e chiedeva al barista: “Scusate?! C’è un caffè “sospeso”?”… E il barista glielo serviva macchiato o normale… gratuitamente.

Questa è cronaca napoletana datata anni fa. A portare il “caffè sospeso” alla ribalta nazionale è stato

 
Madagascarp
Italia multietnica
Scritto da Redazione   

 Omer, sette anni, appartiene a una delle 18 tribù che popolano il Madascar. è quella dei Sihanaka, che significa “quelli che errano nelle paludi”. La sua gente vive di pesca e di coltivazione del riso. Il piccolo è stato adottato e vive oggi nella tranquilla provincia del Nord Italia. La sua storia assomiglia a tante altre legate all’universo delle adozioni internazionali.

Ma Omer ha una caratteristica. Omer ha paura delle scarpe. A casa sua non le portava e anche qui non vorrebbe farlo, anche se il clima e l’ambiente lo costringono. La sua avversione, più che a un fastidio o al rifiuto di un’abitudine, assomiglia a una paura, o meglio a una superstizione. Per lui le scarpe sono forse simbolo d’inciviltà o sono, ancor peggio, un fardello che piomba i sogni.

La sua storia, come molte altre, mi è arrivata come rottame celeste via web. Nella sua semplicità la trovo straordinaria. Omer ha risvegliato in me, vecchie letture e discussioni affrontate, in prevalenza con marocchini, che gli anni avevano scaraventato nella cantina dei ricordi.

 
Le donne di tutto il mondo
Italia multietnica
Scritto da Redazione   

 Donne in tailleur o con il chador… in jallabia o in sari… Qualcuna ha la piega come uscita dal parrucchiere, altre hanno il capo coperto da uno zif, il foulard magrebino… Qualcuna ha la cartella da lavoro, altre bimbi in fasce al collo…

Avete presente il “Quarto stato”?  Il quadro di Pellizza da Volpedo? Beh… La pittrice Luciana Libralon ne propone una versione tutta multietnica e al femminile. La sua tela s’intitola, in modo un po’ provocatorio, “Il quinto stato” e rispecchia la sua visione del mondo contemporaneo e futuro. “Una società dove le donne hanno maggior peso rispetto al passato e in ambienti fortemente multietnici”, definisce lei. Non è un caso che Libralon sia torinese e che viva quindi in una delle città a più alta immigrazione d’Italia. “Una volta per vedere tutte le popolazioni del globo dovevi essere un marinaio e fare il giro del mondo almeno sei volte – si spiega – Oggi basta fare la spesa in un hard discount di periferia”.

 
Per la carità "d'Irina"
Italia multietnica
Scritto da Redazione   

Irina, 35 anni, è originaria di Bacau nel nord della Romania, ma vive in quartiere Aurora da 10 anni. L’altra mattina, come ogni giorno, si è alzata, ha preparato la colazione per le sue tre figlie ed è uscita di casa alle 7 per andare a lavorare. Irina fa la colf per una famiglia della pre-collina.

Come ogni giorno, è passata dal tabaccaio, ha comprato il biglietto dell’autobus e un pacchetto di Dianablù.

Prima di uscire, si è lasciata tentare. Ha preso un grattaevinci di fascia bassa, di quelli che non costano più di 2 euro. «è l’inizio dell’anno, l’epoca delle lotterie», si è detta per giustificarsi. Si è poi fatta spiegare come funzionava il gioco.

Irina ha vinto 500 euro.

 
Torino è Casablanca
Italia multietnica

Scoprire il mondo marocchino di Torino è come quando si versa il tè dal berrad, la teiera sinuosa che ricorda un po’ la magica lampada di Aladino dai desideri apparentemente inesauribili. Si versa il tè al primo giro. Lo si beve con la dovuta calma, lasciando fluire le parole del piacevole convivio. Si versa dunque una seconda volta e poi ancora una terza e il tè già allappa il palato, ma la teiera continua a versare, come se dopo ogni mescita in realtà riproducesse dell’altro tè, per servirlo dunque all’infinito”.

 

 
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