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COMUNICATO STAMPA
18 Aprile 2015 – Giornata di azione globale contro i Trattati di Libero Scambio
Appuntamento a TORINO

 

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Ma cosa avete combinato?

di Abdullahi Ahmed

Basta che una persona gridi Allahu Akbar
per essere il rappresentante di un miliardo e mezzo di persone?

Mercoledì 7 gennaio, quando sono accaduti i fatti di Parigi, la mattina presto mi sono svegliato, ho pregato, ho fatto colazione, sono andato al centro per l’impiego per avere il certificato di disoccupazione e poi mi sono recato all’informagiovani di Settimo dove svolgo il servizio civile. 

Al bar, prima di entrare in ufficio, un mio amico si rivolge a me: “Ma cosa avete combinato?”.

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Siamo tutti “Charlie” (finché siamo vivi)

 di PierVittorio Formichetti

Qualche parola in più l’attentato di Parigi alla redazione del giornale satirico “Charlie Hébdo” la merita. 

È impossibile non condannare la strage perpetrata dai due fratelli Kouachi, estremisti islamici armati, che è costata la vita a 12 redattori del settimanale – hebdo deriva dal greco e indica infatti una periodizzazione per sette: Hebdomeros (= del settimo giorno) si intitola uno stravagante romanzo pubblicato nel 1929 dal celebre pittore Giorgio de Chirico; l’hebdomadarius, nei monasteri medievali, era il monaco che per una settimana, anziché consumare il pasto, leggeva i brani stabiliti delle sacre Scritture o dei capitoli della regola del proprio ordine mentre i confratelli mangiavano – ma anche ai quattro ostaggi ebrei sequestrati da un terzo attentatore all’interno di un supermercato di alimenti kasher (cioè leciti dal punto di vista delle norme religiose ebraiche) in cui, è bene ricordare, lavoravano anche dipendenti mussulmani, come Lassana Bathily, il ventiquattrenne africano del Mali che ha rischiato la vita per salvare alcuni degli ostaggi (chi capisca il francese e non pensi che “gli unici immigrati buoni sono quelli morti” può leggere la storia di Bathily qui!), e infine il poliziotto Ahmed, di origine maghrebina e anche lui mussulmano.   

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Albania, il silenzio e il clamore di una terra da capire

di Riccardo Marchina

 

“Non sperate di tornare a casa con la saga del terrore da raccontare agli amici: non sarete implicati in sanguinose vendette famigliari, né coinvolti nelle presunte efferatezze della criminalità locale”.

La scrittrice torinese, Rosita Ferrato è una che va subito al punto. Queste parole si trovano nelle prime pagine della sua guida turistica sull’Albania. Il volume, edito da Polaris, 190 pagine, con molte foto a colori, 20 euro il prezzo, è il suo ultimo sforzo letterario. 

“Albania, un piccolo mondo antico tra Balcani e Mediterraneo” non è solo una guida per il viaggiatore fai da te, ma è un atto d’amore verso un luogo, per lei, dell’anima.

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Preti coraggiosi uccisi dalle organizzazioni mafiose II

di Angela Vaccina

Il traghetto si avvicina alla costa, si intravede una terra brulla, i fichi d’india, gli aranceti, “la Sicilia”; un’isola verde mare. Famosa per la sua cucina, i suoi dolci e le sue granite, per le sue città ricche di reperti archeologici, i templi dell’antica Grecia e le guglie dei minareti arabi. Un profumo di zagare e oleandri inebria e accoglie i turisti. Ma quest’isola purtroppo porta su di sé un marchio; in tutto il mondo la Sicilia è conosciuta come la terra dei mafiosi e una lunga di scia di morte copre questa terra affascinante. 

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