di Vanessa Marenco
Ti ho visto pregare, ad occhi chiusi, con un rosario perlato stretto in mano, con la kippah in testa, seduto, inginocchiato, stanco, ma forte nella tua fede, certo che Qualcuno sarebbe stato accanto a te, durante il viaggio che stavi per intraprendere. L’avresti toccato, quel Cielo, di lì a pochi istanti. Ti ho pure invidiato, sai, perché tu riuscivi a Sentire. Ti ho visto camminare, avanti ed indietro, reggendo con cura una Bibbia in una mano, e un IPhone nell’altra, l’allora ed il futuro.
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Per questa ricetta, un po’ di storia: La torta di patate è un piatto unico diffuso in Sud America che si basa su un piatto di origine inglese. Il piatto inglese prende il nome di “Cottage Pie” oppure di “Sheppard Pie”. La torta di patate è molto gustosa e la preparazione, anche se ci vuole un po’ di tempo, non è difficile. Consiste essenzialmente in un ripieno di carne macinata di manzo e cipolle coperto con purè di patate.
La versione che vi propongo è quella che facciamo nella mia carissima Argentina.
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La chiesa, al contrario della città ha deciso di metterci la faccia. L'occupazione di via Madonna della Salette nasce dalle cantine dell'Exmoi, alcuni profughi non trovando posto negli alloggi si erano sistemati lì in condizioni ancora più precarie di chi in qualche modo viveva negli alloggi. Si è deciso quindi di occupare un altro spazio con l'aiuto dei movimenti per la casa. La palazzina scelta è un edificio dei padri salettiani dismesso nel 2008. Dopo un primo momento di "sconcerto" i preti hanno deciso di accettare l'occupazione e di collaborare con gli abitanti e il comitato, è nata così l'idea di un progetto, "sponsorizzato" dal vescovo, e oggi è partito ufficialmente. Il progetto è diviso in tre parti: ristrutturazione, progettualità, territorio. La centralità degli abitanti in tutte queste fasi è prioritaria, non sarà un progetto a "tempo", nessuno verrà mandato via finché non avrà raggiunto la sua autonomia. Questo è un breve riassunto della situazione, ovviamente noi non saremo a guardare ma saremo parti attive del percorso.
I ragazzi hanno scritto alcuni messaggi che sono stati appesi all'albero di natale, quello che viene fuori è paura e sfiducia. Chi può dare loro torto? |
17 gennaio 2015. Un anno di Salette.
Grande festa sabato, molta gente, molto cibo, molta musica.
Le nostre occupazioni sono la dimostrazione che l’accoglienza può essere gestita diversamente.
Senza alcuna risorsa siamo riusciti a fare questo, figuratevi cosa si potrebbe fare con tutti i soldi che il governo e l’Europa danno per i progetti.
Anche noi di Convergenza delle Culture abbiamo partecipato alla festa, cenando con il cous cous e il riso preparati dai ragazzi durante la giornata. Qui si incontrano persone di vario tipo e si tocca con mano la solidarietà vera, quella realizzata senza secondi fini e senza tornaconti economici, come purtroppo si vede troppo spesso quando ci sono i grandi “progetti” con i quali si lucra sulla sofferenza altrui. Auguriamo agli occupanti che questa volta il progetto di cui sopra sia fatto con lo spirito del dare disinteressato, e ce lo auguriamo con tutto il cuore anche noi. |
Ciao a tutti,
mi chiamo Jacques, ma alcuni mi chiamano Jack. Sono originario della Costa d’avorio (per chi non lo sapesse si trova nell’ovest dell’Africa) e vivo in Italia già da qualche anno, ma ricordo come se fosse ieri il primo giorno che toccai il suolo italiano. Era una giornata d’estate, ma più che una semplice giornata d’estate era un giorno felice. Mi sono sentito subito liberato dalle oppressioni di una vita molto difficile che mi ero lasciato alle spalle, almeno così mi sembrava quando sono arrivato.
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