di Eleonora Silanus
Si dice che i posti abbiano un’anima, che si portino dietro tutti gli anni di storia che da lì sono passati.
Entrando nel complesso del Memorial do Imigrante, situato nel quartiere Brás, è impossibile non essere investiti dall’anima dell’intera città di San Paolo, la cui storia si basa sulle migrazioni dei popoli che, venuti da lontano, hanno deciso di stabilirsi in una nazione allora nuova e sconosciuta.
A partire dal 1887 l’Hospedaria de Imigrantes di Brás ha costituito la porta di ingresso alla città per tutti gli europei, giapponesi, brasiliani nordestini che, dopo viaggi estenuanti, arrivavano in cerca di fortuna. L’Hospedaria costituiva il luogo di prima accoglienza e il collegamento tra forza lavoro e proprietari terrieri.
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di Samael Coral
Continuiamo con i nostri appuntamenti dedicati alle vie della memoria, parlando questa volta di scrittori e poeti in dialetto piemontese.
Credo sia doveroso ricordare l’importanza che ha avuto il dialetto nel delinearsi di una fisionomia sociale e politica della nostra regione in un periodo come questo dove la sua rivalutazione patisce una certa negligenza; basti il ricordare che lo stesso piemontese è stato ancora fino a tutto il ’700 il linguaggio prediletto a Corte, insieme ovviamente al francese.
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di Angela Vaccina
C’era una volta la città dell’industria “Torino” rinomata in tutto il mondo per questa sua qualità, ma come le favole il regno svanisce in una bolla di sapone. Dalle ceneri sorge e si sviluppa una città diversa, l’arte e la cultura, il turismo prendono vita.
Gente di ogni luogo gira per le nostre strade, scoprendo angoli suggestivi, spesse volte sconosciuti perfino ai torinesi.
La Mole Antonelliana ospita il Museo del Cinema, interminabili code indicano il grande interesse che questo documento sprigiona. Se si pensa a Torino, non si può dimenticare il Museo Egizio, secondo in ordine d’importanza a quello del Cario, il Palazzo Reale, ricco di storia e delle gesta dei Savoia.
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di PierVittorio Formichetti
Che cosa pensino gli immigrati della propria esperienza migratoria e della propria condizione è un argomento che, onestamente parlando, non interessa che una minima parte della società italiana, che è molto più sensibile, viceversa, alla descrizione fattane da altri e dall’esterno, da alcuni giornalisti della cronaca che ne parlano per semplice – e magari svogliato – dovere (e quindi non sempre con cognizione di causa) ai politici che, per catturare il consenso, ne riflettono un’immagine deformata, irrealisticamente migliore (come se gli immigrati fossero tutti “santi”) o allarmisticamente peggiore (l’immigrato è sempre e comunque pericoloso per noi).
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di Riccardo Marchina
Torino. Case popolari di Falchera. è questo il mondo dove Gioia vive, sogna, s’incontra e si scontra con due universi: quello della società contemporanea, e quello della cultura Rom. Gioia è una ragazza zingara, calata al confine tra due culture. Gioia è anche la protagonista di “Io Rom romantica”, il primo lungometraggio della regista, Laura Halilovic.
La commedia è uscita nelle sale a fine luglio ed è destinata a far parlare molto di integrazione e lotta al razzismo, proprio come hanno fatto altre celebri commedie, da “Jalla jalla” a “Matrimoni e pregiudizi”, che trattano di differenze e integrazione in altre società.
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