Solidarietà parola in disuso, relegata nel
fondo dei nostri ricordi. Vecchie foto dove
i bimbi si suddividono la merenda. La tecnologia
e l’avvento dei computer, i telefonini
sempre più dotati d’accessori, hanno agevolato
l’essere umano, alleggerendo la quotidianità.
Trenta anni fa il mondo attuale era impensabile,
fantascientifico, robotizzato, lontano come
la luna. L’uomo ha perso come i robot smontabili,
i due pezzi più importanti, “il cuore e
il cervello” e li ha sostituiti con scatole vuote,
prive di sentimenti.
La solidarietà vista come buonismo, atto di
carità. Sono ben lontani i tempi dove l’unione
realizzava progetti sociali. I lavoratori abbracciavano
e sostenevano cause e problemi di altri
lavoratori, riempiendo le piazze con lunghi
cortei, con bandiere d’ogni colore e ideologia.
Diritti acquisiti con fatica, ma, purtroppo persi
in questi ultimi anni. Diritti che erano difesi
da poche persone interessate direttamente,
soprattutto, quando si trattava di contrastare
situazioni come il licenziamento e la chiusura
delle fabbriche. Ognuno di noi chiuso nel suo
mondo, pronto a difendere il suo angolo, il suo
spazio, il suo lavoro.
Chissà, del resto che cosa posso fare io? Ho
la mia vita, ho una famiglia
e la solidarietà rimane
in questi due ambiti, neanche
allargata alla parentela,
già parte del mondo
esterno. “Stiamo uniti”,
diventa una frase acquisita
da un programma in
tivù. Ripetuta come un
intercalare, da giovani e
non, ma priva del quel profondo significato che
comporta, la parola “unione”. La nostra casa,
rifugio poco sicuro, non lascia spazio a condomini
invadenti, e se interpellati un buona sera
è tutto ciò che lega un caseggiato se non le innumerevoli
liti.
Tutto il resto, il mondo esterno, le notizie
ci arrivano dai mezzi d’informazione. La tivù
ci consiglia di essere solidali e come esserlo,
magari una piccola donazione tramite cellulare,
“rinunci al caffé” e doni due euro, per la tale
associazione o per l’Africa. È già, Africa lontana,
con problematiche remote, e l’Africa vicina
relegata in quartieri torinesi, già con problematiche
sociali ed economiche. Gli africani asserviti
alla raccolta della frutta, e dei pomodori,
in tutta Italia, sono ridotti in schiavitù senza
diritti, un riparo, un giusto
salario. Tutto questo
nell’indifferenza della
popolazione. La violenza
e la crudeltà diventano
la normalità, così
come le nuove povertà, i
suicidi per tracollo finanziario, i licenziamenti
e la perdita della propria casa. Le associazioni
cercano di rimediare, di portare la loro solidarietà,
in tutte le situazioni di disagio, una goccia
in un mare profondo.
Il mondo moderno, è pronto a filmare con il
telefonino, o a visionare su internet, il degrado
sociale, i mali e le debolezze di questa nostra società,
per poi digitare con indifferenza un tasto
e chiudere il sipario.
anche umani. Un’usanza pagana che col diffondersi
del cristianesimo fu sostituita via via
con altri riti di origine cristiana.
Ora la cosiddetta notte di Halloween
non è altro che la forma moderna dell’antica
festa celtica di “samhain”, che veniva celebrata
appunto il 1° novembre, giorno che
segnava l’inizio dell’Anno Celtico. Col nome
“Samhain” i celti chiamavano una divinità che
era considerata il Signore dei morti e Principe
delle Tenebre. Essi pensavano che il 31 ottobre
questi chiamasse a sé gli spiriti dei defunti
che vivevano nella landa dell’eterna giovinezza
denominata “Tir nan Oge”. In questo giorno
si credeva che le leggi del tempo e dello spazio
fossero sospese e che il velo che divideva il
mondo dei vivi da quello dei morti si facesse
più sottile, permettendo alle anime dei defunti
di mostrarsi e comunicare coi viventi e di
burlarsi di loro. Fu Papa Gregorio Magno a
sostituire tale festa con la festa di Ognissanti,
giorno in cui la Chiesa Cattolica ci conduce
in un’attenta riflessione sulla Comunione dei
Santi, così come ce la tramandarono i discepoli
di Gesù di Nazareth.
Durante la colonizzazione delle Americhe
che gli irlandesi, i quali erano molto legati
alle loro tradizioni, importarono tale festa nel
Continente Nuovo. E nacque così la notte di
Halloween, da viversi in lieta armonia, in cui
i bambini e anche gli adulti si divertivano a
impersonare gli spiriti dei defunti per esorcizzare
la paura nei confronti di questi.
Una festa che poi degenerò sempre più,
fino a far credere addirittura che tale evento
fosse di origine americana. Questi americani
così tanto imitabili dagli europei, soprattutto
dagli italiani, forse per quel loro semplice gesto
del pollice e l’indice incurvati a cerchio,
con il quale indicano che non c’è nulla di cui
preoccuparsi. è tutto in regola, ossia tutto
okay.
E anche in questo caso, per quel che riguarda
la festa di Halloween, possiamo dire
che sia tutto OK, cioè essa non è altro che la
festa di Ognissanti o Tutti i Santi, riconosciuta
in tutti i paesi di tradizione cattolica ed è il
giorno in cui, secondo la tradizione popolare,
la gente lascia il lavoro per recarsi al cimitero
a fare visita ai propri cari defunti. In Toscana
c’è anche l’usanza in ogni famiglia, nella notte
fra l’1 e il 2 novembre, di far bollire le castagne
ed esporle in un vassoio sopra il tavolo
per accogliere le anime dei propri cari. Un gesto
simbolico, si sa. Perché i morti hanno ben
altro cibo per nutrirsi; sicuramente la nostra
fede e le nostre buone opere sono per essi un
cibo assai migliore e sopraffino.
Personalmente penso che, al di là delle feste
e dei culti che ciascun singolo individuo
possa coltivare, vi sono valori con cui tutti noi
esseri umani possiamo aprirci al dialogo e costruire
la pace. Valori che, pur essendo definiti
con vocaboli diversi, sono comunque presenti
in tutti i culti e in tutte le religioni: la solidarietà
e l’amore verso il prossimo, la pazienza e
la “nonviolenza”, l’accoglienza di chi è diverso
dalle proprie aspettative.
Solidarietà parola in disuso, relegata nelfondo dei nostri ricordi. Vecchie foto dovei bimbi si suddividono la merenda. La tecnologiae l’avvento dei computer, i telefoninisempre più dotati d’accessori, hanno agevolatol’essere umano, alleggerendo la quotidianità.Trenta anni fa il mondo attuale era impensabile,fantascientifico, robotizzato, lontano comela luna. L’uomo ha perso come i robot smontabili,i due pezzi più importanti, “il cuore eil cervello” e li ha sostituiti con scatole vuote,prive di sentimenti.La solidarietà vista come buonismo, atto dicarità. Sono ben lontani i tempi dove l’unionerealizzava progetti sociali. I lavoratori abbracciavanoe sostenevano cause e problemi di altrilavoratori, riempiendo le piazze con lunghicortei, con bandiere d’ogni colore e ideologia.Diritti acquisiti con fatica, ma, purtroppo persiin questi ultimi anni.
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